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Effect of a fixed combination of nimodipine and betahistine versus betahistine as monotherapy in the long-term treatment of Ménière’s disease: a 10-year experience

Effetto della somministrazione combinata di nimodipina e betaistina nel trattamento a lungo termine della malattia di Ménière: analisi retrospettiva di 10 anni di esperienza clinica

D. Monzani, M.R. Barillari1, M. Alicandri Ciufelli, E. Aggazzotti Cavazza, V. Neri, L. Presutti, E. Genovese

ENT Clinic, Dept of Head and Neck Surgery, University Hospital of Modena, Italy; 1 Audiology Department, University of Naples II, Italy

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Summary

Despite an abundance of long-term pharmacological treatments for recurrent vertigo attacks due to Ménière’s disease, there is no general agreement on the their efficacy. We present the results of a retrospective study based on a 10-year experience with two long-term medical protocols prescribed to patients affected by Ménière’s disease (diagnosed according to the American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery Committee on Hearing and Equilibrium guidelines) who completed treatments in the period 1999-2009. A total of 113 medical records were analysed; 53 patients received betahistine-dihydrochloride at on-label dosage (32 mg die) for six months, and 60 patients were treated with the same regimen and nimodipine (40 mg die) as an add-therapy during the same period. Nimodipine, a 1,4-dihydropyridine that selectively blocks L-type voltage-sensitive calcium channels, has previously been tested as a monotherapy for recurrent vertigo of labyrinthine origin in a multinational, double-blind study with positive results. A moderate reduction of the impact of vertigo on quality of life (as assessed by the Dizziness Handicap Inventory) was obtained in patients after therapy with betahistine (p < 0.05), but a more significant effect was achieved in patients treated by combined therapy (p < 0.005). In the latter group, better control of vertigo was seen with a greater reduction of frequency of attacks (p < 0.005). Both protocols resulted in a significant improvement of static postural control, although a larger effect on body sway area in all tests was obtained by the fixed combination of drugs. In contrast, no beneficial effect on either tinnitus annoyance (as assessed by the Tinnitus Handicap Inventory) and hearing loss (pure-tone average at 0.5, 1, 2, 3 kHz frequencies of the affected ear) was recorded in patients treated with betahistine as monotherapy (p > 0.05), whereas the fixed combination of betahistine and nimodipine was associated with a significant reduction of tinnitus annoyance and improvement of hearing loss (p < 0.005). It was concluded that nimodipine represents not only a valid add-therapy for Ménière’s disease, and that it may also exert a specific effect on inner ear disorders. Further studies to investigate this possibility are needed.

Riassunto

Nonostante sia stata proposta una pletora di trattamenti farmacologici a lungo termine per ridurre la frequenza delle crisi di vertigine dovute alla malattia di Ménière, non esiste nella letteratura scientifica un consenso generale sulla loro efficacia. In questo studio retrospettivo vengono riportati i risultati di 10 anni di esperienza clinica relativa all’impiego di due protocolli farmacologici a lungo termine prescritti ai pazienti con diagnosi definitiva di malattia di Ménière (secondo i criteri dell’American Academy of Otolaryngology – Head and Neck Surgery Committee on Hearing and Equilibrium) che completarono il trattamento nel periodo 1999-2009. Sono state selezionate a questo scopo 113 cartelle cliniche; di queste, 53 relative a pazienti trattati con una somministrazione di betaistina-dicloridrato alla dose giornaliera di 32 mg per sei mesi mentre le altre 60 riguardavano pazienti trattati con una terapia addizionale di nimodipina alla dose giornaliera di 40 mg, per lo stesso periodo di tempo. La nimodipina, una 1,4 diidropiridina che blocca selettivamente i canali del calcio ad alto voltaggio di tipo L, era stata precedentemente testata come terapia monocomponente nelle vertigini ricorrenti di origine labirintica in uno studio multinazionale, in doppio-cieco riportando risultati positivi. Una moderata, seppure significativa, riduzione della percezione della disabilità relativa alla vertigine (valutata con l’impiego del Dizziness Handicap Inventory) è stata osservata nei pazienti trattati con betaistina (p < 0,05), ma un effetto maggiore è stato raggiunto nei pazienti trattati con l’associazione fissa dei due composti (p < 0,005). Con quest’ultima terapia, inoltre, si è ottenuto un controllo più efficace della vertigine (p < 0,005) in relazione alla frequenza degli attacchi. Entrambi i protocolli sono risultati in grado di migliorare significativamente il controllo posturale statico ma anche in questo caso un effetto più consistente è stato raggiunto dall’associazione dei due farmaci. La betaistina impiegata come monoterapia non ha avuto effetti significativi sul fastidio creato dal tinnito (valutato secondo il Tinnitus Handicap Inventory) nè tantomeno sulla perdita dell’udito (media aritmetica della soglia tonale per le frequenze di 0,5, 1, 2, 3 kHz nell’orecchio interessato) (p > 0,05). L’associazione di betaistina e nimodipina, all’opposto, ha determinato tanto una significativa riduzione del fastidio relativo alla presenza del tinnito quanto un miglioramento otologidell’ipoacusia (p < 0,005). Pertanto è stato possibile concludere che la nimodipina rappresenta non solo una valida terapia aggiuntiva rispetto alla singola betaistina nel trattamento farmacologico a lungo termine della malattia di Ménière, ma che potrebbe di per sé esercitare un effetto positivo su diverse disfunzioni dell’orecchio interno, in particolare dell’organo del Corti. Ulteriori studi per approfondire tale ipotesi risultano comunque necessari.